Il genere Cymbidium e la sua coltivazione

© Gianantonio Torelli – rev 1996

Argomenti

  • Introduzione
  • Distribuzione
  • Classificazione
  • Coltivazione
  • Dati metereologici di un tipico habitat di Cymbidium
  • Substrato
  • Fertilizzazione
  • Rinvaso
  • Cure mensili
  • Richieste culturali
  • Aria ed acqua
  • Malattie
  • Riproduzione

Introduzione

Cymbidium sono le orchidee più facilmente reperibili in commercio; nelle festività invernali e primaverili è facile trovare piante di Cymbidium fiorite in vendita al mercato, nei negozi di fioristi o nei garden center. È facile regalarne uno o riceverne uno in regalo. I guai iniziano quando, passata la fioritura, non si sa come trattare questa pianta, che quasi sempre languisce in un angolo della casa o del giardino, rifiutandosi di fiorire anno dopo anno. Ma è davvero così difficile far rifiorire questa orchidea? Assolutamente no. Anzi, le cure che richiede sono pochissime, a condizione di conoscere bene le sue richieste culturali. E soprattutto, se ben trattata, fiorisce con incredibile regolarità e facilità. E di solito, una volta che riusciamo a farla rifiorire, ci attacca il virus dell’orchidofilia, quella malattia che ci fa amare così tanto queste bellissime piante. Io, come tanti altri amici, ho iniziato con un Cymbidium; la soddisfazione di averlo fatto fiorire, mi ha fatto passare ad altre orchidee, sempre più difficili da far fiorire.
Ma veniamo ai Cymbidium. Sono per lo più orchidee epifite, che crescono cioè sulla corteccia degli alberi; talora possono essere semi-terrestri, quando crescono alla base degli alberi, in humus fogliare; oppure, ma molto più raramente, litofite, quando crescono sulle rocce. Sono caratterizzate da grosse radici carnose, ricoperte da un velamen bianco. Hanno sviluppo simpodiale, in quanto producono il nuovo getto annualmente su di un corto rizoma; col passare degli anni gli pseudobulbi risultano quindi strettamente ammassati fra loro. Ogni pseudobulbo porta da 3 a 12 foglie, che in certe specie sono dure e coriacee, mentre in altre sono sottili e flessibili. L’inflorescenza può essere eretta, arcuata o pendula ed emerge in autunno dalla base dello pseudobulbo maturo. Il fiore, come in tutte le orchidee, è costituito all’esterno da un sepalo dorsale e da due sepali laterali, all’interno da due petali e da un labello, che è la parte più vistosa e colorata del fiore, ed il cui fine è quello di attirare l’insetto impollinatore. L’antera porta due pollinia. Lo stigma è posto sotto la colonna, direttamente dietro l’antera. Il numero dei suoi cromosomi è di 40.

Distribuzione

Il genere Cymbidium è distribuito principalmente nel Sud Est asiatico, dal Nord ovest dell’India sino al Giappone: si spinge però con alcune specie endemiche sino all’Australia. Cresce per lo più sopra i 1000 mt d’altezza; solo poche specie (C.aloifolium e C.finlaysonianum, ad es.) crescono a livello del mare

Classificazione

Il genere Cymbidium fu stabilito da Swartz nel 1799, quando trasferì l’Epidendrum aloifoliumLinnaeus nel nuovo genere Cymbidium, col nome di Cymbidium aloifolium (L)Sw.).
Cribb riconosce nel genere Cymbidium 5 subgeneri (subgeneri Cymbidium, Cyperorchis, Jensoa, Geocymbidium, Pachyrhizanthe) con 44 specie in tutto, qui di seguito elencate:

genere Cymbidium Swartz.

Subgenere Cymbidium

  • sezione Cymbidium
    • 1. C.aloifolium
    • 2. C.bicolor
    • 3. C.rectum
    • 4. C.finlaysonianum
    • 5. C.atroporpureum
  • sezione Borneense
    • 6. C.borneense
  • sezione Himantophyllum
    • 7. C.dayanum
  • sezione Austrocymbidium
    • 8. C.canaliculatum
    • 9. C.hartinahianum
    • 10. C.chloranthum
    • 11. C.madidum
    • 12. C.suave
    • 13. C.elongatum
  • sezione Floribundum
    • 14. C. pumilum (= C. floribundum)
    • 15. C.suavissimum
  • sezione Bigibbarium
    • 16. C.devonianum

Subgenere Cyperorchis

  • sezione Iridorchis
    • 17. C.tracyanum
    • 18. C.iridioides
    • 19. C.erytraeum
    • 20. C.hookerianum
    • 21. C.wilsonii
    • 22. C.lowianum
    • 23. C.schroederi
    • 24. C.insigne
    • 25. C.sanderae
  • sezione Eburnea
    • 26. C.eburneum
    • 27. C.parishii
    • 28. C.roseum
    • 29. C.mastersii
  • sezione Annamaea
    • 30. C.erythrostylum
  • sezione Cyperorchis
    • 31. C.elegans
    • 32. C.cochleare
    • 33. C.whiteae
    • 34. C.sigmoideum
  • sezione Parishiella
    • 35. C.tigrinum

Subgenere Jensoa

  • sezione Jensoa
    • 36. C.ensifolium
    • 37. C.munronianum
    • 38. C.sinense
    • 39. C.kanran
  • sezione Maxillarianthe
    • 40. C.cyperifolium
    • 41. C.faberi
    • 42. C.goeringii
      • var.goeringii
      • var.serratum
      • var.tortisepalum
  • sezione Geocymbidium
    • 43. C.lancifolium
  • sezione Pachyrhizanthe
    • 44. C.macrorhizon

Coltivazione

Già ai tempi di Confucio (551- 479 Avanti Cristo) diverse specie di Cymbidium erano coltivate in Cina per la loro eleganza, bellezza e profumo. L’arrivo in Europa del C.insigne, ai primi di questo secolo, diede un impulso alla loro coltivazione ed ibridazione. È da notare che in pratica solo alcune specie (C.eburneumC.hookerianumC.insigneC.lowianumC.tracyanumC.sanderae,C.erythrostylum) hanno contribuito allo sviluppo degli ibridi attuali. Recentemente l’ibridazione si è rivolta anche verso i cosidetti “mini-cymbidium” utilizzando C.pumilumC.devonianum eC.ensifolium.
La coltivazione dei Cymbidium è assai semplice, ove si rispettino le seguenti regole generali: usare un substrato assai drenante ma che mantenga al contempo l’umidità, dare molta luce ed acqua d’estate, fertilizzare bene, ed esporre la pianta a temperature fresche in autunno. Queste note culturali valgono soprattutto per l’Italia settentrionale, ove ho esperienza culturale diretta. Nelle zone meridionali, più calde, possono essere lasciate all’aperto più a lungo, sino all’arrivo dei primi veri freddi.
Osservate con molta attenzione la tabella allegata, che rappresenta la situazione climatologica di un habitat tipico del Cymbidium, situato nel nord dell’India, vicino al Sikkim: è interessante notare come la pioggia passi da 6 mm a dicembre a 395 mm a giugno e addirittura a 582 mm a luglio; in inverno invece non piove quasi mai e le giornate sono soleggiate e fresche. Seguite con scrupolo le preziose indicazioni di questa tabella!!!

Dati metereologici di un tipico habitat di Cymbidium

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
pioggia mm 11.4 38.1 28.7 65.8 113 395 582 487 277 65 7.4 6.0
temp.max °C 15.5 16 20 22.8 23.5 23.8 24 23.7 23.5 22 19.3 16.3
temp.min °C 7.7 8.8 11.5 14.6 16.8 18.8 19.5 19.5 18.5 15.8 11.5 8.0
giorni di pioggia 2 3 4 7 9 16 24 22 12 4 1 1

Dati meteo Kalimpong, Sikkim (Nord dell’India)

Per semplicità di esposizione possiamo dividere i Cymbidium ed i loro ibridi in tre gruppi, a seconda delle loro origini ambientali e quindi delle loro esigenze culturali.
Il primo gruppo è quello delle specie himalayane e cinesi a fiori larghi, progenitori di quasi tutti gli ibridi standard, cioè di quei cymbidium che possiamo acquistare con facilità nei negozi di fiori o nei garden center; tra questi ricordo: C.tracyanumC.lowianumC.hookerianumC.eburneum,C.insigneC.erythrostlylumC.sanderae, etc.
In natura crescono tra 1000 e 3000 mt; sono piante epifite e crescono su tronchi e rami di grandi piante, in foreste montane; il clima è caratterizzato, come si è visto nella tabella precedente, da estati calde ed umide e da inverni freddi e secchi.
Durante l’estate richiedono perciò una buona esposizione alla luce; vanno però parzialmente protetti dal sole di mezzogiorno; si deve cercare di non superare i 30°C, mantenendo una buona umidità ambientale; è perciò assai utile tenere d’estate i Cymbidium all’aperto, in terrazzo od in giardino; durante questo periodo bisogna innaffiare abbondantemente e fertilizzare con regolarità. Verso la fine dell’estate è importante, per avere una fioritura regolare, che la temperatura scenda verso i 10°C di notte; è proprio questa indispensabile esposizione al freddo ad indurre la fioritura!!; contemporaneamente bisogna ridurre le annaffiature; ai primi di novembre dobbiamo ricordarci di riparare le piante dal gelo, anche se questi Cymbidium possono resistere ad una leggera gelata; ma è meglio non provare! Con dicembre bisogna quasi sospendere le annaffiature, che devono essere assai parche e sporadiche, mentre và mantenuta una ottima esposizione alla luce.

cymbidium_hyb_berto

 

 

Berto Voltolini, l’anziano aiutante dell’autore, vicino ai suoi Cymbidium fioriti dopo un’estate all’aperto.
Mr. Berto Voltolini, the elderly assistant of the author, close to his Cymbidium, flowering after a summer outside.

Se tutto è andato bene, quando ritiriamo la pianta dovremmo già poter osservare l’inflorescenza, che spunta dalla base dello pseudobulbo; la distinguiamo dal nuovo getto vegetativo in quanto essa è rotonda in sezione, ha una punta smussa ed se la premiammo tra due dita, è molto più “consistente” di quanto non sia il getto vegetativo. In circa tre mesi si avrà la fioritura, di solito tra febbraio e marzo. Terminata la fioritura, se necessario, si rinvasa; quando il nuovo getto prende vigore si aumenta gradualmente l’innaffiatura ed il ciclo riprende.
Il secondo gruppo comprende le specie himalayane e cinesi a fiore piccolo; tra queste ricordo:C.devonianumC.pumilumC.ensifoliumC.sinenseC.goeringii, etc. Arrivano fino a 2000 mt, sono terrestri e crescono in humus fogliare; hanno però anch’esse radici assai larghe, per cui richiedono un substrato simile alle epifite; si può aggiungere a piacere sfagno, foglie di faggio e/o torba. Necessitano di maggiore umidità e sopportano un inverno fresco.
Il terzo gruppo comprende Cymbidium tropicali o subtropicali, tra cui: C.aloifoliumC.dayanum,C.suaveC.finlaysonianum, etc. Crescono per lo più a basse altitudini; richiedono una atmosfera costantemente umida e calda; è perciò utile una serra; la temperatura non dovrebbe scendere sotto i 16-18° di notte; d’inverno vogliono molta luce e non vogliono l’asciutto dei Cymbidiumhimalayani, anche se desiderano meno acqua che d’estate.

Substrato

Poiché gli ibridi coltivati derivano per la gran parte dai Cymbidium del 1° gruppo, prendiamo ora in esame il substrato più indicato per queste specie. Come detto, sono piante epifite, che crescono in natura su tronchi e rami di alberi; il substrato perciò deve essere assai drenante ed aperto; ideale è il bark ( pezzetti di corteccia di conifera ) di pezzatura medio-grossa ( 1-2 cm ), con aggiunta di pezzettini di carbonella ( 1-2 cm) e di polistirolo, in proporzione di 3:1:1; si possono aggiungere pezzi grossolani di torba fibrosa o di gommaspugna oppure perlite o foglie di faggio sminuzzate o terriccio di bosco setacciato per eliminare la parte più sottile; questi materiali servono per mantenere l’umidità all’apparato radicale. Molto dipende da quanto innaffia il coltivatore: più si innaffia, più deve essere drenante il substrato. In ogni caso, il vaso deve avere abbondanti fori di drenaggio; se ce ne fossero pochi, ne vanno praticati altri con il trapano o con una forbice. Il Cymbidium può essere coltivato anche in lana di roccia per floricultura (Grodan, ad esempio), come certamente avrete notato in molti dei Cymbidium che si acquistano nei garden center, e che sono di solito importati dall’Olanda; per uso domestico sconsiglio però l’uso della lana di roccia, sia per il “fastidio” che genera la lana di roccia a contatto con la pelle del coltivatore, sia perché richiede un rigoroso regime di fertilizzazione (è sostanzialmente un sistema idroponico).

Fertilizzazione

È consigliabile fertilizzare, in particolare nei mesi di crescita attiva (da maggio a settembre) usando un concime di elevata qualità, tipo il Peters, iniziando a primavera con un 20-20-20, per passare a giugno ad un 30-10-10; da settembre è consigliabile usare un fertilizzante povero in azoto e ricco in fosforo, tipo il 10-30-20, per aiutare la fioritura; ricordarsi che per le orchidee sono preferibili i fertilizzanti senza urea (molto rari in commercio), perché l’urea richiede molto tempo prima di essere resa disponibile per le radici (deve essere trasformata da un enzima, l’ureasi); questo significa che un 20-20-20 contenete urea in realtà non fornisce il 20 di azoto. Si possono anche usare fertilizzanti slow-release, tipo Osmocote, ma con cautela, oppure granuli di letame, mescolati al composto. Io uso con buoni risultati del thè di guano, ottenuto lasciando in infusione un po’ di guano in acqua, ed usando questo thè (filtrato dal guano) quasi ad ogni annaffiatura; al posto del guano si può usare del letame maturo.

Rinvaso

Si rinvasa in primavera. Quando? quando il substrato è ormai decomposto oppure se il vaso è troppo piccolo. Non rinvasare in vaso troppo grande, perché sembra che la costrizione della pianta in un vaso piccolo ne favorisca la fioritura. Ricordarsi di aumentare sempre nei vasi nuovi i fori di drenaggio sul fondo per permettere uno scolo rapido dell’acqua di annaffiatura.

Cure mensili

• Marzo: molti Cymbidium sono ancora in fiore, per cui vanno lasciati in pace. Possiamo invece controllare quelli sfioriti; se il substrato ci sembra vecchio e marcio, o se la pianta ha riempito completamente il vaso, dobbiamo pensare al rinvaso; in ogni caso tagliamo gli steli floreali secchi, le foglie secche e malate e le radici marce; togliamo gli pseudobulbi troppo vecchi, che imbruttiscono il vaso. Innaffiare con cautela, e solo se il substrato è secco e/o se la giornata è molto calda.
• Aprile: gli ultimi Cymbidium terminano di fiorire, per cui possiamo completare il rinvaso di tutte le nostre piante. Aumentare progressivamente l’innaffiatura, quando si nota che il nuovo getto prende vigore vegetativo. Se è terminato il pericolo del gelo, possiamo mettere le piante all’aperto, evitando però una brusca esposizione al sole, che brucerebbe le foglie.
• Maggio: aumentare le annaffiature; si può iniziare a fertilizzare, usando un concime molto diluito; le piante possono essere messe all’aperto senza più paura.
• Giugno-luglio-agosto: innaffiare molto spesso, anche quotidianamente, in particolare se le giornate sono molto calde ed afose. Se abbiamo provveduto ad abituare in aprile le piante alla luce esterna, è possibile esporre le piante quasi al pieno sole; in questo caso le foglie diventeranno verde chiaro. Ricordarsi che le piante più ricevono luce ( senza bruciarsi !), più producono sostanze energetiche e nutritive; ma hanno anche più bisogno di acqua e fertilizzante! Questi sono i mesi principali per lo sviluppo degli pseudobulbi, in quanto la crescita e la maturazione degli pseudobulbi è limitata ai mesi estivi.
• Settembre: le giornate si accorciano e la luce diminuisce; diminuire parimenti le annaffiature e le fertilizzazioni. L’abbassamento della temperatura notturna è il fattore che indurrà la fioritura.
• Ottobre: ridurre in modo drastico le annaffiature; riparare le piante tenute all’aperto, al fine di proteggerle da improvvise gelate.
• Novembre: portare le piante al coperto, in serra o in altri locali adatti. Sospendere in pratica le annaffiature. Le piante vanno tenute in un luogo luminoso e fresco.
• Dicembre-gennaio-febbraio: le annaffiature saranno molto sporadiche, utili solo per evitare un eccessivo raggrinzimento degli pseudobulbi; le piante infatti sono in riposo, per cui le loro radici non sarebbero neppure in grado di assorbire un eccesso di acqua. Sorvegliare il getto floreale, che lentamente si sviluppa nei mesi invernali; se è molto lungo, conviene aiutarlo, legandolo con attenzione ad un tutore. Durante l’inverno la maggior parte degli ibridi commerciali arriverà a fioritura.

Richieste culturali

Dove mettere la pianta?
Mentre la pianta è in fiore, nel tardo inverno, deve essere tenuta dentro la casa o in una area protetta dove i fiori non possono essere colpiti da freddo, vento o pioggia. Almeno una volta alla settimana deve essere bagnata pesantemente, portandola o in bagno oppure, se il clima lo permette, fuori dalla casa; dopo averla innaffiata a lungo, la si lascia drenare, e poi la si riporta in casa.
Quando la pianta ha finito di fiorire, lo stelo floreale può essere rimosso con delle cesoie e la pianta deve essere posizionata all’esterno, in modo da ricevere luce solare dalla mattina alla sera. Naturalmente bisogna stare molto attenti nei primi giorni, quando portiamo la pianta da casa ( ove riceve poca luce ) all’aperto ( ove riceve molta luce ); bisogna evitare cioè, in questi primi giorni, di esporla subito direttamente al sole, in quanto ne verrebbe inesorabilmente bruciata. Quando la pianta si è adattata alla luce, la si sposta in zone sempre più soleggiate. Ricordarsi che più la pianta riceve luce, più essa cresce e si ingrossa, ma più deve ricevere acqua!! La pianta necessita di ombreggiatura solo nei giorni più caldi, quando la temperatura è sopra i 30°, e solo nelle ore di punta. Una situazione ideale è una struttura ombreggiata all’aperto, cosicché il sole, parzialmente filtrato, sia su di essa tutto il giorno. La percentuale ideale per l’ombreggiante è del 30-40%. Se abituiamo bene la pianta, possiamo tenerla in pieno sole, con ottimi risultati in termini di fioritura.
Se non hai una struttura ombreggiata all’aperto, la pianta può essere tenuta sotto un albero deciduo (pesco, susino o albicocco sono ideali). Evitare alberi con foglie troppo fitte perché forniscono troppa ombra ed impedirebbero alla pianta di fiorire. Allo stesso modo posizioni lungo la casa o vicino a steccati solidi o a garage determinerebbero che la pianta riceve luce solare solo per una parte del giorno e questo potrebbe comprometterne la fioritura. La luce è il fattore più importante; la sua carenza può compromettere la produzione dei fiori. Le giovani piante, finché non hanno raggiunto la maturità, possono essere tenute in aree più ombreggiate.

Aria ed acqua

Le piante non devono essere posizionate troppo vicine tra loro, perché ciò ridurrebbe il movimento d’aria ed incoraggerebbe le malattie. Idealmente le piante dovrebbero essere spaziate in modo che le foglie di una pianta non tocchino le foglie della pianta adiacente.
Queste orchidee non sono danneggiate da forti venti; anzi una buona ventilazione evita molte malattie. In estate le piante devono essere bagnate pesantemente, almeno 2-3 volte alla settimana e se le piante sono in un substrato aperto dovrebbero essere bagnate addirittura ogni giorno. Se la tua fonte d’acqua non è di alta qualità, ad esempio è troppo calcarea, non devi mai spruzzare in modo leggero le tue orchidee, poiché questo potrebbe causare un deposito di sali sul substrato; ciò comporterebbe seri problemi alla pianta, sino a comprometterne la fioritura; è meglio innaffiare con abbondanza, in modo che l’acqua esca dai fori di drenaggio.
Cymbidium sono piante molto resistenti e, per merito dei loro pseudobulbi, possono sopravvivere per lunghi periodi senza acqua, anche durante i mesi più caldi; ma questo va a danno di un loro regolare sviluppo.
Se hai la possibilità di un adeguato rifornimento di acqua piovana, usa questo tipo d’acqua, non quanto è l’ideale per tutte le orchidee; evita, se possibile, acqua troppo calcarea.

Malattie

Se i Cymbidium sono ben ventilati e le annaffiature sono scrupolose ben poche sono le malattie che affliggeranno le vostre piante; sorvegliare le punte delle foglie che possono annerire perché colpite da Botrytis o da eccesso di fertilizzanti; attenti a non esporre in primavera i Cymbidiumbruscamente al sole, perché ciò potrebbe bruciare le foglie; stare molto attenti durante la fioritura ai pidocchi che con fastidiosa puntualità tendono a colonizzare i boccioli: in questo caso spruzzare con Pirimor o prodotti analoghi. In caso di malattie fungine, caratterizzate da macchie scure sulle foglie e/o da marciume degli pseudobulbi o delle radici, usare un fungicida tipo Dithane o ( con molta cautela) Benlate, rispettando però tutte le precauzioni del caso, in quanto si tratta di prodotti tossici per l’uomo, per le piante e per l’ambiente. Ancor più cautela bisogna avere nell’usare gli insetticidi che si usano per combattere le varie cocciniglie o gli acari o i pidocchi; questi insetticidi sono davvero molto tossici e pericolosi.

Riproduzione

Industrialmente viene eseguita per seme o per meristema; si possono però comodamente riprodurre in casa, sezionando il rizoma durante il rinvaso e prelevando così qualche retrobulbo senza foglie; dovete metterlo in un vasetto con sfagno o muschio o perlite, cioè in un substrato umido; dopo qualche mese produrrà un nuovo getto vegetativo; a questo punto lo rinvasate in un substrato di pezzatura più fine del solito, arricchito di perlite e sfagno e/o foglie di faggio; in 2-3 anni arriverà a fiorire.